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guance di Pasquale, e sospirava forte.
 Sentite, Pasquale, non ha parenti quella poveretta?
 Ha padre e madre; ma non vogliono veder la fi-
gliuola, perché si maritò senza il loro consenso: gente
cattiva, malvista da tutto il paese.
 E il marito?
 Un poco di buono. Le mangiò quel po di dote, e un
bel giorno se ne scappò via, in America, pare, piantan-
dola senza un soldo, con un bambino di cinque mesi.
 E il bambino?
 Tre giorni dopo fuggito il padre, morì. Allora la di-
sgraziata...  e Pasquale agitò due volte la mano destra
innanzi alla fronte, poi continuò:  Il nostro rettore,
sant uomo, ch era il suo confessore e non voleva fosse
consegnata ai cattivi genitori, la fece venire qui, affidan-
dola alle Figlie di Gesù. Per carità, signore, veda se può
trovarla sulla china del monte, verso le cappelle. Io non
mi posso muovere.
 State quieto, buon uomo, cercherò, dappertutto.
Ma tornerà senza dubbio da sé.
 Dio lo voglia. Ho un brutto presentimento.
Mi fermai fuori della cancellata un poco a studiare le
orme. Cercavo quelle di due piedi piccoli, e mi parve di
trovarle. La neve alta, non essendo gelata alla superficie,
serbava le impronte. Scintillava come se fosse tutta co-
sparsa di brillantini; raddolciva gli avvallamenti del ter-
reno, i precipizii, i burroni, ma li mascherava, e le tor-
tuosità della viuzza erta, che, tagliata nel masso,
conduceva su su alle cappelle, s indovinava appena.
Non solo aveva smesso di nevicare, ma il cielo, in gran
parte sereno, con quel contrasto del bianco della terra,
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che abbagliava gli occhi, appariva d un colore turchino
splendido.
Camminavo seguendo le peste leggiere, le quali ora,
per un buon tratto, si seguivano regolarmente, ora si
smarrivano di qua o di là per rientrare poco dopo sulla
linea torta della via, e nello stesso tempo guardavo in
basso alla valle, alla pianura.
Sulla pianura stava, immobile, una massa non inter-
rotta, lunghissima di nubi dense, che si vedevano dall al-
to al basso. Illuminate dal vivo sole parevano candide
sul dorso, d un candore argenteo, e coperte come di on-
dulazioni, di vette, di punte strane, che le facevano so-
migliare a catene di monti nevosi, e sembrava di potervi
camminare sopra; ma di giù erano brune, tenebrose, fra-
cide di folgori e di tempeste, e mettevano in un ombra
triste e nera i paeselli e i campi della vallata lontana. Sot-
to a quella coltre, a quella cappa plumbea doveva farci
notte.
Le traccie si perdevano. A destra, dalla parte del mez-
zodì, il monte alzandosi a picco sopra la strada, serbava
in essa la neve tanto ghiacciata, lustra, sdrucciolevole,
che non si poteva reggersi in piedi. Poco appresso le pe-
date ricomparivano.
Giunto a piedi della prima cappella, m arrampicai
più lesto: guardai dentro, non v era nessuno, ma si vede-
va sul suolo il segno della neve portata di fresco dalle
scarpe d una persona, la quale era andata fino al cancel-
lo, che divide la parte destinata ai preganti dalla parte
destinata alle immagini. La scena rappresentava in molte
figure grandi al naturale, eseguite in terra cotta e dipinte
a briosi colori, la Natività di nostro Signore; personaggi
sacri e personaggi profani, animali e prospettive, tutto
sembrava il vero tale e quale, un vero che stupiva e che
disgustava.
Tornai a camminare con l animo sempre più inquieto
e con ansia sempre più affannata. Mi asciugavo la fron-
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Camillo Boito - Senso
te, da cui gocciolava il sudore; sbottonavo la pelliccia; le
ginocchia mi tremavano; dovetti fermarmi un istante a
riprender fiato. In quel mentre si distendeva giù, dal
Santuario verso il piccolo cimitero, l accompagnamento
funebre del barbiere. Innanzi alla bara, portata da quat-
tro contadini, camminavano il sagrestano col crocifisso,
il rettore, più dritto, più lungo, più magro della sera in-
nanzi e occupato a tenere in freno le sue gambe intermi-
nabili ed impazienti, e due preti vecchi, i quali stropic-
ciavano i piedi sulla neve, temendo di scivolare a ogni
passo. Dietro alla bara venivano sei Figlie di Gesù, delle
quali le voci limpide, soavemente accordate insieme, de-
stavano gli echi lenti della montagna. Dieci o dodici per-
sone chiudevano il breve corteo, che andava strisciando
come un serpe le curve della strada stretta.
Intanto io giungevo alla seconda cappella, poi alla ter-
za, alla quarta. Le orme si fermavano alla porta di questa
ultima. Esclamai con gioia:  È salva  , e mi precipitai
nell interno dell oratorio. Chiamavo:  Suor Maria, suor
Maria.
Tutto era sossopra. Una parte del cancello, scassinata
a forza, stava rovesciata sul pavimento; le figure in terra
cotta rappresentavano la Strage degli Innocenti. Tutti i
bimbi erano stati strappati dalle branche dei carnefici, e
deposti regolarmente l uno accanto all altro sul gradino
del parapetto. Ai manigoldi mancavano la testa, le mani
o le braccia, e codeste membra si vedevano sparse sul
suolo. Erode, circondato dai grandi satrapi e dalle sue
cortigiane, guardava impassibile dall alto del trono alla
bizzarra punizione dei proprii sgherri; e costoro, in atti-
tudini furiosamente crudeli, mutilati a quel modo, appa-
rivano anche più spaventosi, mentre le donne discinte,
disperate, continuavano a trascinarsi alle loro ginocchia,
implorando pietà.
Mi cacciai per entro alla confusione. Fra quelle scul-
ture, che parevano la verità viva, fra quelle madri nel pa-
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rossismo del dolore, fra quei fanciulli squartati, vidi fi-
nalmente una figura di donna stesa a terra con le mani
insanguinate, con le vesti a brandelli, coi capelli biondi,
ed un sorriso angelico sulle labbra bianche, e nel volto
una espressione di beatitudine soprannaturale. Stringe-
va al petto uno dei putti di terra cotta, roseo e ricciuto.
Era gelata, il suo cuore non batteva più, viveva unica-
mente nel suo sorriso. La coprii con la mia pelliccia, e
corsi fuori per cercare aiuto.
Passava giù nella strada del cimitero, quasi a piombo,
il funerale del barbiere. Mi posi a gridare con tutta la
forza de miei polmoni:  Signor rettore, signor rettore,
suor Maria è moribonda qui nella cappella; non c è un
minuto da perdere; venga, per carità, venga subito  . Il
rettore diede uno sbalzo, piantò lì la bara, e principiò a
salire con quelle sue gambe a pertica, saltando sulla ne-
ve, facendo passi da gigante, aiutandosi con le ginoc-
chia, con le mani, affrontando senza esitare gli ostacoli,
non curando i pericoli, volando. Quando giunse all ora-
torio, la bella bionda, ch era morta, sorrideva ancora.
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Camillo Boito - Senso
QUATTR ORE AL LIDO
Schizzo dal vero
L acqua era tiepida, il mare uno specchio. Nuotando
ora lesto, ora tardo, m ero allontanato bene dalla riva,
sicché la barca di salvamento mi veniva dietro, e i bar-
caiuoli gridavano che gli Avvisi proibiscono di scostarsi
troppo dai Bagni. Uomo avvisato, mezzo salvato. Ve- [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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