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parsa nel temporale, e come il giorno dopo l'avevano ridotta polizia e agenti dell'FBI
quand'erano venuti per cercare eventuali indizi.
Aveva staccato il telefono. Ormai si era convinta che né la polizia né nessuno a-
vrebbero più potuto darle notizie utili. I sette giorni trascorsi da quando Barry era
scomparso rappresentavano per le autorità il più fitto dei misteri. Le avevano detto
che se fosse stato rapito, i responsabili avrebbero dovuto ormai farsi vivi. Si erano
guardati bene dal dirle la loro opinione, e cioè che Barry si fosse allontanato sponta-
neamente di casa, per poi cadere chissà dove, o smarrirsi, e che comunque adesso era
morto, in qualche punto del bosco, o nella campagna.
Ma Jillian sapeva benissimo che il suo Barry non era stato rapito, non da esseri
umani, cioè. Era anche convinta che non si era smarrito chissà dove, e che non era
morto. C'era solo da attendere e sperare che "loro" glielo riportassero. E infatti aspet-
tava... sperava.... pregava. Per questo motivo aveva sprangato porte e finestre, e aveva
staccato il telefono. Non voleva parlare con nessuno: né con la polizia, né con quelli
dell'FBI, e tanto meno con la stampa, coi vicini, coi suoi parenti, coi ciarlatani che a
decine e a centinaia si facevano avanti. Aspettava. Aspettava che Barry tornasse. A-
spettava un segno, un segnale qualsiasi.
Per aiutarsi a superare quell'attesa, per non precipitare nella pazzia, Jillian dipinge-
va. Si era organizzata in un angolo del soggiorno, accanto a una lampada che non
mandava certo luce sufficiente, ma che era meglio di niente, date le circostanze. Da
una settimana non faceva che dipingere. Quattordici, quindici, anche sedici ore al
giorno.
E sempre lo stesso soggetto, tela dopo tela. Una montagna, non una zona montuosa
con valli e fiumi, bensì un'unica montagna, sempre la stessa. Pendii scoscesi, qualche
macchia d'alberi e di cespugli. Quante tele aveva dipinto così? Venti, trenta? Non
pensava che ci fosse qualcosa di anormale, in quella sua ossessione. Anzi. Era decisa
a continuare a dipingere quella montagna almeno fino a quando le sarebbe venuta
giusta, anche se non aveva la minima idea di come potesse essere la montagna "giu-
sta". Oppure finché non fosse tornato Barry.
Sentiva che i giornalisti suonavano alla porta, bussavano, battevano, graffiavano i
vetri delle finestre, ma era come se non udisse nulla. Tanto, presto se ne sarebbero
andati, come tutti, come sempre.
XVII
Sembrava si fosse scatenato il pandemonio, in quell'officina in disarmo vicino a
Huntsville, nel Texas. L'enorme capannone era pigiato di camion e rimorchi, di ope-
rai che stavano rapidamente ed efficientemente caricandoli con grandi scatole di car-
tone, casse, cassoni. Gli imballaggi più piccoli venivano convogliati mediante nastri
trasportatori, gli altri da speciali sollevatori. In fondo all'officina c'era anche una fila
di jeep color oliva, prive di contrassegni.
Arrivò un pulmino, da cui scesero Lacombe, Laughlin e Robert.
«C'è qualcosa che il signor Lacombe desidera dalle sue valigie?» domandò qualcu-
no a Laughlin. «Perché altrimenti le carichiamo subito sull'aereo.» Lacombe, che a-
veva capito la domanda, rispose sorridendo di no. Laughlin lo guardò preoccupato:
erano trenta ore almeno che il suo capo non chiudeva occhio.
«Ho dentro di me come un'eccitazione» gli spiegò Lacombe. «Quando si assopirà,
potrò dormire anch'io.»
Come dire, pensò Laughlin, che rimarrà sveglio almeno per altre novantasei ore.
In un angolo del capannone, un gruppo di camionisti stava ricevendo istruzioni da
un caposquadra. Alcuni di loro si toglievano le uniformi militari, altri erano già vestiti
con tute e berretti consunti tipici dei camionisti più smaliziati. Il caposquadra era in
effetti un tenente colonnello dell'esercito, e davanti a sé aveva un'enorme carta strada-
le degli Stati Uniti.
«Voialtri coi trasporti pesanti andrete diritti al punto d'incontro, seguendo gli itine-
rari alternativi segnati sulle vostre cartine. Anche gli altri riceveranno le debite istru-
zioni per itinerari alternativi, però prima dobbiamo completare il censimento delle
stazioni di rifornimento. È assolutamente da evitare che arriviate contemporaneamen-
te. Un'altra cosa: niente fermate fuori programma. Se a qualcuno vien voglia di anda-
re al cesso, sa come comportarsi.»
Gli uomini si guardarono perplessi. Parecchi accesero le sigarette.
Nell'angolo opposto dell'officina, altri uomini in maniche di camicia sedevano in-
torno a un tavolo. Avevano negli occhi l'espressione di chi per ore cerca una soluzio-
ne senza trovarla. Il più teso di tutti sembrava il maggiore Walsh, appena rientrato da
missioni speciali nello Zaire, in Tanzania e in Angola, e al quale adesso era stata affi-
data l'operazione di emergenza che si stava appunto discutendo attorno a quel tavolo. [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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